“Io sono sempre stata come sono

anche quando non ero come sono

e non saprà nessuno come sono

perché non sono solo come sono. ” Tratto da Quartine. Seconda centuria. Di Patrizia Valduga.

Occhi azzurro cielo, fashion editor di Grazia.it e anima nobile nel mondo della moda. Gabriele è una persona delicata, educata e piena di meravigliose storie da raccontare . Ho trascorso un bellissimo pomeriggio immersa nei suoi libri, nelle sue riflessioni sulla vita e negli insegnamenti che ha dolcemente condiviso con me. Abbiamo parlato di moda, di cucina, di poesia, di letteratura e persino di astrologia. I momenti di silenzio sono stati pochi, come fiumi in piena abbiamo inondato il salotto di Taste of Runway con le nostre parole. Ho il piacere di dividere con voi tutte le domande che ho fatto a Gabriele, leggete le sue risposte.

Chi sei e di cosa ti occupi?

Gabriele Verratti, professione fashion editor di Grazia.it.

Segno zodiacale?

Ho una grande passione per l’astrologia classica e potrei parlarne per ore. Sono Ariete, ascendente Gemelli e con molti elementi mercuriali. Mercurio è anche il dio dell’eloquenza e del commercio ed è snello, leggero, adolescenziale. Un po’ come le mie caratteristiche fisiche.

Io sono Bilancia. Cosa ne pensi?

E’ l’opposto dell’Ariete ed è un segno che amo molto.

Ami anche cucinare?

Si. Soprattutto i piatti della tradizione abruzzese, la mia terra di origine.

Ad esempio?

Le “ferratelle”. Sono cialde cotte all’interno di un “ferro”, appena incavato e a doppia piastra, che conferisce una caratteristica forma contrassegnata dalla forgiatura in rilievo con la tipica trama a rombi o cancello. Sembrano dei waffel morbidissimi profumati al limone. Si farciscono con la crema pasticcera o al cioccolato e poi si avvolgono. Il cibo mi fa stare sempre bene perché sa emozionarmi. Come le frittelle di boraggine, dette anche “cianghette” o “pizz’ e fojie”, un impasto di granoturco, erbette e sarde sminuzzate. Nei periodi più freddi la mia famiglia prepara una ricetta tipica che porta il nome bizzarro di “cif e ciaf“. Si tratta di tocchetti di maiale cucinati con acqua e olio al profumo di rosmarino da servire su un letto di arance. E’ un piatto delizioso.

Ti ho chiesto di portarmi qualche oggetto a cui tieni particolarmente. Mi racconti qualcosa?

Partiamo dai miei gemelli con le ranocchie. Sono realizzati da Pestelli, un’oreficeria storica fiorentina. Ci tengo particolarmente perché rappresenta l’artigianalità italiana, quell’arte che va recuperata e valorizzata. Il colore verde smeraldo mi da tanta armonia.

Il calzascarpe portatile di Church’s perché credo che la moda maschile abbia i suoi riti, le sue cerimonie e questo oggetto mi trasmette il senso della cura in un gesto.

Il mio profumo preferito “Paestum Rose” della serie “Eau de Italie”. Sono appassionato di profumi fioriti, specialmente alla rosa, come Gianni Agnelli. Per me il profumo deve dare mistero, fascino e accrescere l’aurea. “Paestum Rose” mi da equilibrio e nel mio lavoro ne serve molto. Quando non è sufficiente faccio meditazione.

I versi tratti dall’ “Illiade” di Omero. “Di improvviso, di nascosto, arrivò Priamo il Grande. Cinse con le braccia le ginocchia di Achille e baciò le mani terribili, omicide, che molti figli gli aveva ucciso.” Questa scena di grande umanità mi emoziona. Penso che il greco mi definisca perché ho studiato lettere classiche e questa è una passione che non mi ha mai abbandonato. Tuttora leggo i testi di autori classici greci e latini.

I libri di Patrizia Valduga, poetessa italiana che vive a Milano. Mi è capitato diverse volte di incontrarla ed è una creatura lunare dal volto quasi trasparente. Mi piace la sua poesia perché usa la metrica. La struttura dei suoi testi è ineccepibile e affronta temi erotici, di sangue, di saliva. E’ intensa e mi affascina da sempre.

Un piccolo libricino regalatomi dalla Maison Hermés. Mi piace sempre guardarlo e rimanere affascinato dalle illustrazioni del dio greco Hermes.

Ho un’ultima domanda per te. Mi sveli il colore della tua anima?

Celeste come i miei occhi che sono lo specchio dell’anima.

Grazie Gabriele per tutte le cose interessanti che mi hai insegnato. La ricetta di oggi non è abruzzese, ma di origini russe. Non mi sono solo ispirata al tuo look, ma anche al tuo essere così genuino, semplice ed estremamente raffinato. Sei un’ottima compagnia, come un bicchiere di champagne e un blini alla creme fraiche e caviale.

Ricetta.

PER CIRCA 16 BLINI. 100 ml di latte + 80 g di farina +50 ml di panna fresca + 1 uovo + 8 g di lievito in polvere + un pizzico di sale + olio extravergine + 50 g di caviale nero.

Separate il tuorlo dell’uovo dall’albume. In una ciotola sbattete il tuorlo e aggiungete la panna e il latte versandoli a filo e mescolando bene per evitare di formare grumi. Aggiungete quindi la farina e il lievito setacciati continuando a mescolare. Fate riposare l’impasto per 30 minuti dopodiché aggiungete l’albume montato a neve. Aggiungete anche un pizzico di sale e mescolate bene dal basso verso l’alto per non smontare gli albumi. Con un filo di olio ungete una piccola padella antiaderente e, quando sarà calda, aggiungete un mestolo di impasto. Quando il lato si sarà indurito girate il blini con l’aiuto di una spatola e terminate la cottura. Procedete così fino alla fine dell’impasto. Vi risulteranno circa 15-16 blini della dimensione di 6 cm. Stendete la creme fraiche* e aggiungete il caviale nero. Stappate una bottiglia di bollicine. Buon aperitivo!

*PER LA CREME FRAICHE. 150 ml di panna liquida fresca + 150 g di yogurt bianco (possibilmente greco) + il succo di mezzo limone + un pizzico di sale.

Mettete in una ciotola la panna e lo yogurt e mescolate aggiungendo il succo del limone e un pizzico di sale. Coprite la ciotola con la pellicola trasparente per alimenti e fate riposare in frigorifero per almeno mezz’ora.

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